sabato 23 maggio 2009

IL TRENO PER AUSCHWITZ

Il 24 gennaio 2009 sono partiti dalla stazione Centrale di Milano due treni speciali, organizzati dalle organizzazioni sindacali CGIL e CISL Lombardia: studenti ed insegnanti delle Superiori insieme a lavoratori in pensione per riflettere su Auschwitz, tappa imprescindibile nella costruzione dell'identità culturale dell'Europa e di ogni singolo individuo.





Visitiamo in mattinata il “Campo Madre” : creato nel 1940 nel perimetro di una caserma per ospitare prigionieri politici polacchi, poi Ebrei Polacchi, infine ampliato in un campo a grande scala.Ripercorrere i passi dei prigionieri, in un silenzio pesante… nessuno riesce a far uscire la voce, solo i clic delle fotocamere

























E poi entriamo nei sotterranei del blocco della morte: le celle di 90 per 90 dove venivano stipati 4 prigionieri, la cella dell’inedia dove perì Padre Kolbe; risaliamo alla luce: ecco il muro della morte, luogo d’esecuzione, tramite fucilazione o forca, dei prigionieri politici Polacchi. Le finestre che guardano verso il muro sono oscurate da liste di legno: per impedire di osservare le esecuzioni… o per celare i criminosi esperimenti medici sulle donne che il prof. Clauberg eseguiva principalmente sulle Ebree?




















Ci dirigiamo verso il crematorio N°1: percorriamo la prima camera a gas costruita a cavallo tra ’41 e ’42, osserviamo il micidiale Zyklon B, sotto forma di inoffensivi ciottoli bianchi… e poi ecco il crematorio, ricostruito. Mi appare quasi minuscolo, quasi una stube domestica…all’uscita la guida ci fa notare come il tozzo camino quadrato è situato a breve distanza della graziosa villetta del direttore del Campo Madre e nel giardino, ben recintato da siepi, giocavano i suoi bambini... assuefatti al fumo fortemente dolciastro che esalava di continuo dal camino…
Lasciamo Auschwitz 1 senza parole, ma ci dovremo presto adattare ad una visita ancora più dura: il campo di sterminio II, il più vasto, dove perirono un milione di Ebrei




Non potrò più osservare le betulle senza ripensare a Birkenau, il cui nome poetico è appunto “ bosco di betulle” .
Il campo è smisurato, dall’entrata, attraverso la torretta sovrastante il binario che evoca subito il transito di migliaia di convogli, Foto 13 si percorrono chilometri e le betulle celano nuove costruzioni, laghi, dove venivano gettate le ceneri, fattorie, trasformate in crematori…




























La nostra guida polacca all’interno delle baracche di legno ricostruite, dopo la distruzione dei nazisti per cancellarne le tracce, ci descrive crudamente le condizioni di vita degli internati: evoca davanti alle latrine il tremendo fetore che ristagnava sempre nel campo, descritto dai sopravvissuti, dato dalle tremende scariche intestinali, dal nauseante fumo che usciva incessantemente dai camini dei numerosi crematori.











All’edificio della “sauna” si ricostruiscono i passaggi che gli internati al campo dovevano subire, già descritti da Primo Levi: taglio dei capelli, tatuaggio del numero, consegna delle casacche da campo.. Qui si sterilizzavano anche i vestiti requisiti alle persone uccise, destinati alla spedizione e alla vendita in Germania




















Ma la stanza più commovente è quella che raccoglie le foto che coloro che son passati per il camino avevano portato nelle loro valigie, insieme a stoviglie e oggetti per la pulizia personale…molti erano convinti di iniziare a lavorare per i nazisti..































Scende già la sera quando lasciamo il campo di Birkenau: ripercorrendo il cammino verso l’uscita, sulla banchina dove smistavano i convogli, penso che non potrò mai cancellare dalla memoria le immagini di questa giornata... una citazione all’interno del campo recita: “la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo “