venerdì 22 agosto 2014

A LUBECCA, rivivendo il mondo de I BUDDENBROOK di THOMAS MANN


Lubecca è attraversata dal fiume Trave, ma il vento del Mar Baltico giunge in città
 “ fischiando attorno alle orecchie e provocando una dolce vertigine, un leggero stordimento ”.


Ho amato e riletto più volte questo romanzo, grandioso affresco della lenta decadenza di una dinastia di commercianti di cereali, speculare a quella della  borghesia europea.
Nei  percorsi entro il centro storico di Lubecca,con le sue “ guglie aguzze” e “ le straducole tortuose e come stregate che prendevano nome dalle antiche corporazioni artigiane”come la descrisse Thomas Mann, rivivi i luoghi ed i personaggi del romanzo.



 Lubecca, nonostante sia stata in gran parte ricostruita dopo i danni della seconda guerra mondiale, mantiene le tracce di quella laboriosità mercantile da capitale della lega Anseatica.
La porta della città, l’imponente Holstentor, sembra aprirsi verso una fortezza antica, medievale, con le sue guglie gotiche, invece da qui si dispiegano i magazzini e le decorose abitazioni dei mercanti anseatici.

Ecco i Salzspeicher, gli antichi magazzini del sale, eretti dai mercanti fra il ‘500 e il ‘700: anche i nonni di Thomas Mann ne condividevano una proprietà.


E di fronte alla chiesa di S. Pietro, Petrikirche, dall’altissima torre,

 tre case gotiche originali,  dalle facciate a gradoni,miracolosamente risparmiate dalla guerra.


Nella via parallela il Museum fur Puppentheater, con le marionette che hanno appassionato da bambino Thomas ed il personaggio di Hanno.



Ed eccoci alla vivacissima piazza del Municipio,

 la parte più antica del Rathaus  in mattoni neri smaltati, si apre anche sulla Breite Strasse,


l’asse portante della città, dove si trova l’ Haus der Schiffergesellaschaft, il circolo dei naviganti, ora ristorante con specialità di pesce.

 All’interno lunghi tavoli in legno, modelli di velieri, come quando fu inaugurata la sala da pranzo della Corporazione dei Marinai.



 Coincide con la descrizione nel romanzo, tranne forse per i ricordi di Bismarck, assiduo frequentatore del locale.

Ma è tempo di tornare alla Mengstrasse, dove al numero 4 c’è la Casa dei Buddenbrook, costruita nel 1682 e acquistata dal bisnonno Johann Segmund Mann nel 1794.

Le ultime generazioni si trasferiranno in abitazioni più grandi, ma questa ne rappresenta il cuore della famiglia, forgiata attraverso casa, affari, denaro, matrimonio, Dio.
Ora è trasformata in un museo: vi sono documenti, foto, ma soprattutto la ricostruzione degli ambienti descritti nei primi capitoli del romanzo: bianchi drappi coprono i mobili, in modo da indurre il visitatore a pensare che i proprietari siano ancora in vacanza a Travemunde, la località sul Mar Baltico dove lo stesso Thomas trascorreva le vacanze da bambino.

Nella “ Stanza dei Paesaggi” tutto corrisponde alle descrizioni del romanzo: il piccolo scrittoio con le carte della famiglia, il divano con la cornice dorata, il tavolino con sopra il catechismo, i quadri con i paesaggi idilliaci, le tende di seta gialla che incorniciano le finestre.

Anche la Sala da pranzo o “ Sala degli Dei “  corrisponde alla descrizione nel romanzo: le pareti azzurre scandite dalle lievi colonne bianche e dagli dei classici, la tavola dei lunghi conviti, la stufa candida e le pesanti tende scarlatte, l’Harmonium di Hanno e il teatrino delle marionette, amato anche dal piccolo Thomas.

Quasi di fronte alla casa Buddenbrook si alza la Marienkirche, la grande chiesa gotica dove il piccolo Thomas fu battezzato. Entro le sue altissime e suggestive navate il ricordo delle ferite delle guerre mondiali, con le campane infrante sul pavimento, lasciate a monito per la pace.





 Un ambiente sereno l’interno della luterana chiesa di S. Maria, dove  un gentile signore mostra orgoglioso un modello della pressa di Gutenberg, con la quale furono stampate le prime copie della Bibbia.
Infine uno sguardo alle rive del Trave, una sorta di spazio comune dove gli abitanti si rilassano prendendo il sole, cucinano con il barbecue fra panni stesi ad asciugare.






VISITA ALLE CANTINE FLORIO, MARSALA, SICILIA.




La visita alle cantine Florio è un  percorso emozionale dove non si utilizzano  solo gli occhi: si entra al fresco delle navate gotiche in tufo, si respira il profumo delle botti di rovere, si accarezza il palato con la degustazione dei vini, si ascoltano le fantastiche avventure imprenditoriali della famiglia Florio.




Le cantine Florio, situate in un Baglio storico, dal 1833 producono il vino ambrato di Marsala, a ridosso ed in concorrenza con quelle degli imprenditori  britannici Ingham e Whitaker che lo  avevano commercializzato con successo in Inghilterra.
La storia delle cantine Florio si lega anche all’impresa garibaldina ed allo sbarco proprio a Marsala l’11 maggio 1860: l’arrivo delle navi venne coperto dalle navi da guerra britanniche, presenti nel porto per proteggere le cantine inglesi di produzione del vino Marsala. Le armi donate da Garibaldi sono conservate all’ingresso delle cantine. 


Le cantine si estendono su 20.000 mq e mantengono a temperatura costante, tutto l’anno, circa 5.000.000 di litri di vino Marsala, contenuti in fusti di rovere di Slavonia e nei tipici caratelli. Nelle cantine riposano i millesimi di vino Marsala delle vendemmie migliori, come quelle del 1944, 1948 e tante altre..



Nei lunghi corridoi i fusti di rovere riposano, resistendo al tempo che passa.
 I più antichi risalgono al 1943. Ce ne sarebbero di più vecchi se le cantine Florio non fossero state bombardate durante la Seconda Guerra Mondiale.
 Per andare più indietro nel tempo, basta entrare nella piccola enoteca storica: un vero e proprio tempio del Marsala dove, fra le bottiglie impolverate, si trovano veri cimeli, come quella del 1920 realizzata per il mercato americano. Erano gli del proibizionismo e per aggirare i divieti il Marsala veniva venduto come medicina, con tanto di misurino abbinato.

Poi arriva la parte più piacevole, la degustazione.
  Vergine, Fine e Superiore sono i tre tipi di Marsala che si distinguono in base agli anni minimi di invecchiamento:
 Il Vergine è quello che richiede più pazienza: devono passare almeno cinque anni prima che venga imbottigliato. Dieci se si parla di riserva. E il suo sapore è più secco e speziato, adatto sia ai dolci sia ai formaggi, oppure a cibi dai sapori forti, come la bottarga e il pesce affumicato. Le varianti semi-secche e dolci, invece, sono ideali vini da dessert. 






Nell’Enoteca si ammirano le meravigliose affiches pubblicitarie del vino Marsala e si fa qualche acquisto per ricordare, una volta tornati a casa, la degustazione di un pomeriggio estivo.



Per approfondire la visita:
http://www.cantineflorio.it/    
http://www.consorziovinomarsala.it/