martedì 21 agosto 2012

DALLA COLLINA DI SPOON RIVER A SAPANTA NEL MARAMURES:gli epitaffi del Cimitirul Vesel



La visita al cimitero di una comunità ci racconta molti  suoi aspetti e consuetudini: le croci del cimitero allegro di Sapanta, con le loro microbiografie quasi naives  sono assai più spontanee e realistiche dei personaggi dell’antologia  di E.L. Masters.



In questo cimitero é descritta l’intera vita del villaggio: il pastore, il coltivatore, il boscaiolo, il tessitore, la filatrice, la maestra, la casalinga, il commerciante, il carpentiere, il medico, il musicista, il soldato o l'ubriaco sono tutti vicini..

















 , L’autore di queste croci è lo scultore Stan Ioan Patraş  che per più di 40 anni creò il “ cimitero allegro “,fino al 1977, anno in cui morì, non prima di aver scolpito anche la sua croce con tanto di autoritratto ed epitaffio ironico.


 La tradizione non è scomparsa con la morte dell’inventore del cimitero allegro e continua anche oggi, grazie al suo allievo, Dumitru Pop, ed ai restauratori che ripristinano i colori delle croci più vecchie.

Una selva di più di 800 croci in legno azzurro : un bassorilievo dipinto vivacemente con scene di vita della persona che vi è sepolta, accompagnato da una piccola poesia in rima che la descrive.

La tomba più celebre è sicuramente quella di Dumitru Holdis ( le sue miniature in legno vengono persino vendute come souvenir!).


L'epigrafe in rima è la seguente:
« Ţuica e curat venin
Ea aduce plâns şi chin
Că şi mie mi-o adus
Moartea sub picior m-o pus

Cui îi place ţuica bine
Va păţii aşa ca mine
Că eu ţuica am iubit
Cu ea-n mână am murit

(Aici odihneşte Dumitru Holdis a trăit 45 de ani mort de moarte forţată la 1958) »

:


Potrebbe essere così tradotto:

« La grappa è un veleno pulito / che porta pianto e riso / Anche a me li ha portati / La morte mi ha messo sotto i piedi.
Coloro che amano la buona grappa / Come me patiranno / Perché io la grappa ho amato / Con lei in mano sono morto.
(Qui giace Dumitru Holdis, vissuto 45 anni, morto di morte forzate nel 1958) »

Ecco un’altra  storia spiritosa scolpita sulle lapidi:


«Sotto questa croce pesante
Giace la mia povera suocera.
Se viveva ancora tre giorni
C’ero io sotto e lei leggeva.
Voi che passate di qua
Provate a non svegliarla
Perché se ritorna a casa
Mi sgrida di nuovo.
Ma io farò in modo
Che non torni più.
Resta qua, cara mia suocera».

 Benché solitamente i Romeni considerino la morte un evento  assai solenne, questo cimitero ci comunica,  con la sua  leggerezza,  la rassegnazione che la vita è un ciclo alla quale nessuno può sottrarsi.. forse è viva ancora la filosofia sull’immortalità degli antichi Daci: essi consideravano la morte un momento di gioia perché il defunto approda ad una vita migliore..


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